venerdì 13 febbraio 2009

Oggi "M'illumino di meno", ma anche domani



Per il quinto anno consecutivo, oggi 13 febbraio, Caterpillar - programma di Radio2 - lancia M'illumino di meno, una grande giornata di mobilitazione internazionale in nome del risparmio energetico.
Sul sito dell'iniziativa, attraverso il quale si può aderire, sono riportate anche le azioni concrete che si metteranno in atto nel corso della giornata, sperando che le idee più interessanti e innovative possano servire da esempio e possano essere riprodotte.
Essendo curiosa ho sbirciato subito la Liguria scoprendo che ben 137, tra cittadini, Enti pubblici, scuole, hanno aderito all'iniziativa.
Alcune azioni che verranno intraprese sono veramente degne di attenzione!
Sicuramente queste iniziative servono per sensibilizzare le persone e sono convinta che vadano fatte proprio per evidenziare i problemi che ci affliggono.
D'altra parte mi chiedo: oggi tutti spegneremo le luci per un quarto d'ora, faremo attenzione ai nostri consumi, gireremo per la casa come matti per verificare che non ci siano LED accesi, e domani?
Dove lavoro troppe volte mi capita di entrare in uffici vuoti con le luci accese e il riscaldamento al massimo, stessa cosa nei bagni .... luci costantemente accese.
Le Amministrazioni degli Enti locali che oggi aderiscono alla campagna spegnendo dalle 18.00 alle 18.10 l'illuminazione dei propri palazzi, non potrebbero impegnarsi affinchè questo non sia il gesto fastidioso di una giornata all'anno?
In fondo basterebbe soltanto un po' di buon senso!

Comunque anche noi oggi cercheremo di limitare i nostri consumi, ma oggi sarò lo sprone per leggere e documentarci sul risparmio energetico per fare ancora meglio domani.

lunedì 9 febbraio 2009

CIAO ELUANA

... abbiamo parlato di te, abbiamo "usato" la tua storia, la storia della tua famiglia, per esprimere le nostre idee, ci siamo indignati contro chi non condivide i nostri sentimenti, stasera parte di ciò finisce.
è una serata amara perchè la morte è un evento triste, ma per il nostro modo di vedere la vita siamo sollevati del fatto che tu possa avere finalmente pace.

sabato 7 febbraio 2009

La libertà di morire

Ho gia scritto in merito al caso Eluana ma le ultime vicende mi spingono a riprendere il discorso. Se passasse una legge che impedisca di lasciare morire Eluana e se questa legge rendesse vana la decisione della Corte di Cassazione, allora sigificherebbe che nel nostro paese vige la legge del più forte ed i deboli non sono tutelati dalla legge. Questo fatto può provocare in alcuni che si trovano nella stessa situazione del padre di Eluana il desiderio di abbandonare la lotta per cambiare i costumi e le leggi del proprio paese per fuggire verso paesi in cui la "dolce morte" è tollerata e regolamentata.
Cosa fare se succedesse qualcosa di simile a quello che è successo a Peppino Englaro? Io e Simona ne parliamo ogni giorno, spinti dalle notizie quotidiane riguardo a questo caso nazionale estremamente toccante che ci vede fortemente empatici nei confronti di quel padre. La fuga sembrerebbe la via migliore per garantire al caro una morte dignitosa senza dover combattere contro lacci e lacciuoli giuridici e l'ostilità ideologica del paese che conta (per paese si intende ovviamente la nostra Italia e l'annessa Santa Sede che tanto conta nelle decisioni del Bel Paese).
La fuga sarebbe la soluzione migliore, sicuramente.
Ma ciò significherebbe che avrebbero vinto di nuovo loro. Le categorie costituite che contano più degli individui, le chiese e le loro gerarchie, che contano più delle anime dei loro fedeli.
Appunto, le anime, che non possono essere lasciate libere neanche quando il corpo si è trasformato in prigione.
Il caso Englaro ha messo bene in evidenza che nel nostro paese, come in molti altri paesi, è in corso una vera e propria guerra fra posizioni inconciliabili sul senso della vita e della morte.
Tutte le visioni devono avere pari dignità e rispetto. Altrimenti ritengo del tutto accettabile la disobbedienza civile ed il non rispetto di leggi invasive dei più elementari diritti individuali.
Su certe questioni, come quelle della propria vita e della propria morte (o dei propri cari), non si possono accettare imposizioni dettate unicamente da una visione fideistica della vita che, a quanto pare, non è condivisa da tutti. Non esiste posizione conciliante.
Mai sottometterò me stesso e la mia famiglia ad un volere estraneo alla più stretta cerchia familiare. Mai.

martedì 3 febbraio 2009

Recessione: balliamo sul mondo


La crisi colpisce tutto e tutti, così dicono TV e giornali. Cassa integrazione, disoccupazione, ostilità nei confronti di chi viene da lontano per rubare il lavoro agli autoctoni. Non c’è da stare allegri perché l’economia è in recessione. Ma cosa significa recessione. Navigando in rete si può decidere di fermarsi un po’ su Wikipedia e approfondire il tema. Si legge quanto segue:
Sintomi delle fasi di recessione possono essere la diminuzione del tasso di crescita della produzione, l'aumento della disoccupazione, la diminuzione del tasso di interesse in seguito alla riduzione della domanda di credito da parte delle imprese, il rallentamento del tasso di inflazione causato dalla diminuzione della domanda di beni e servizi da parte dei consumatori.
Quindi, in fase di recessione l’economia cresce di meno e la domanda di beni e servizi diminuisce. Per alcuni questi sintomi non sono affatto negativi e preoccupanti. Certo è che, causando maggiore disoccupazione e instabilità sociale, difficilmente si possono cogliere gli aspetti positivi. Ed infatti, da ogni parte politica e da ogni discorso che si sente, che provenga dal primo o dall’ultimo cittadino del paese, si sente dire che per uscire dalla crisi è necessario fare ripartire l’economia.
E, come si fa a fare ripartire l’economia? Aumentando la domanda di beni e di servizi e quindi aumentndo la produzione. GENIALE.
L’importante è acquistare il più possibile, non è importante che si acquisti qualcosa di necessario, l’importante è acquistare. E a nessuno interessa che l’aumento della produzione e del consumo vada di pari passo con la produzione di rifiuti e con lo sfruttamento sempre più massiccio delle risorse naturali. Questo è un effetto secondario.

Ci si ostina a pensare che il nostro modello di sviluppo sia l’unico possibile, non si vedono (o, per meglio dire, non si vogliono vedere) alternative all’orizzonte.